giovedì 10 maggio 2012

E ora portiamo Andrea alla vittoria

Un commento sul primo turno. Evito di riportare tutti i dati, che comunque trovate qui. Cosa dire? Ormai sanno tutti com'è andato il primo turno, quindi mi limito a poche parole di commento: abbiamo fatto un grandissimo risultato. Per il 3,2% di Piacenza Viva, ottenuto da un gruppo nuovo, di neofiti della politica, autofinanziato. E per le mie 108 preferenze personali, tantissime.
Con pochi mezzi e tanta passione abbiamo fermato al primo turno la "gioiosa macchina da guerra" del tandem Reggi-Dosi. "Sindaco subito"? I piacentini hanno votato: "no, grazie".
Io ringrazio dal profondo del cuore i 108 piacentini che hanno scritto 'Massa'. Grande Piacenza Viva, grande Fli che ha messo due giovani ai primi due posti della lista.
Se Dosi perde, entrerò in Consiglio Comunale e Piacenza Viva avrà il gruppo consiliare formato da me e da Marco, che mi ha preceduto in un emozionatissimo testa a testa di 6 voti.
Per 48 voti infatti Piacenza Viva non entra subito in Consiglio Comunale (ci ha "fregato" il consigliere il Movimento 5 Stelle), ma la partita continua: ora portiamo Andrea alla vittoria.


Impossible is nothing. 
Noi l'abbiamo già dimostrato. 

sabato 5 maggio 2012

Date la preferenza ad un under 30

Massa (Piacenza Viva): «Date la preferenza ad un under 30»

"Date la preferenza ad un under 30" è il mio appello indirizzato a tutti gli elettori, perché in tutte le liste sono presenti giovani validi che ho avuto modo di conoscere durante questa campagna elettorale. La legge elettorale alle comunali è buona e consente il ricambio: non sarebbe logico lamentarsi degli attuali politici italiani e perdere un'occasione come questa per incidere veramente. Sento molta gente dire in giro, anche a me: "siete tutti uguali!". Ma io mi chiedo "uguale a chi?". Non è infatti vero che tutti i candidati sono uguali: basta conoscere le loro storie e ascoltare le loro idee per capire che ci sono grosse differenze.

Inoltre questo discorso non può valere per chi, come me, appartiene ad una generazione che sa di avere di fronte un futuro molto incerto. Una generazione di lavoratori precari, non garantiti, sottopagati. Una generazione non rappresentata, che dovrà lottare per far valere i propri diritti. Giuseppe Mazzini, fondatore della Giovine Italia, diceva: "I vecchi hanno creato i problemi del mondo; quelli che debbono risolverli sono i giovani". Anch'io sono convinto, come lui, che noi giovani non possiamo sperare che chi ha creato i nostri problemi sia anche in grado di risolverli. Ma indignarsi non basta: per cambiare le cose bisogna scendere in campo in prima persona. Dobbiamo dire basta a politici vecchi che si servono dei "giovani" solo a parole per propaganda.

Durante questa campagna elettorale ho conosciuto tanti candidati under 30 in gamba spero che vengano tutti eletti, perché, a prescindere dalle liste di appartenenza ciò che conta è la visione del futuro. Un futuro che dobbiamo costruirci da soli. Non saranno pessimismo e nichilismo a salvarci, ma ottimismo e tanta voglia di fare.

Mi appello quindi a tutti i piacentini affinché usino la propria preferenza per dare un voto ad un giovane. Invito genitori e nonni a votare per i propri figli e nipoti. Invito i giovani a convincere le loro famiglie a dare il voto ad un giovane. Il ricambio in politica comincia da qui, dalla nostra città. 

Potrebbe interessarti:http://www.ilpiacenza.it/politica/elezioni-comunali-2012-piacenza/alessandro-massa-fli-appello-voto.html
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venerdì 4 maggio 2012

Questo blog viva

Ebbene sì. Siamo arrivati al 4 maggio, l'ultimo giorno di campagna elettorale. 
Durante gli ultimi 30 giorni ho dato spazio a 30 idee. Man mano che i giorni scorrevano, ascoltando le proposte dei miei amici e conoscenti, mi sono reso conto che non ce l'avrei mai fatta a riassumere tutte le idee che mi sono state proposte. Il mio è quindi un elenco incompleto di piccole cose da cambiare, ma dal quale spero che sia uscita la mia personale più grande idea di città. 
Vorrei infatti vedere una Piacenza che si prende meglio cura di sé stessa, di quello che ha e che nasconde. 
C'è una tipologia di piacentini che non sopporto: quelli che ti dicono "no, a Piacenza questo non si può fare". 
Dissento. A Piacenza si può fare moltissimo, perché abbiamo mille ricchezze. Il problema è che non le sfruttiamo. Sta quindi a noi valorizzarle. 
Per fare questo però abbiamo bisogno di un nuovo Sindaco, giovane e preparato, che sia libero e forte. Non deve avere paura di dare dei "sì", anche quando questi sono scomodi per qualcuno; non deve essere tenuto prigioniero da un ristretto gruppo di persone, ma deve avere il coraggio di scontentare qualche singolo per privilegiare l'interesse generale dei piacentini.
Sono convinto che questo nostro nuovo Sindaco possa essere solo Andrea Paparo, perché ha l'esperienza e la capacità di ascoltare e decidere con buonsenso per il bene della nostra città. 
E poi, cosa più importante, parla come me, come noi. 

Ora l'ultima idea: idea n. 30. Finire qua questo blog? Io non voglio. Voglio invece che esso continui a vivere.
Se verrò eletto questo blog rimarrà attivo: ho infatti intenzione di usarlo come filo diretto con i miei elettori e non, al fine sia di documentare le sedute del Consiglio Comunale in maniera più dinamica e trasparente di come viene fatto solitamente, sia di raccogliere le osservazioni e le richieste dei cittadini.
Per farlo ho però bisogno del vostro aiuto: domenica e lunedì fate una croce sul simbolo di PIACENZA VIVA e scrivete MASSA. Solo così le nostre idee diventeranno azioni. 

mercoledì 2 maggio 2012

Un monumento per Amedeo Guillet

Idea n. 29. Due anni fa proposi pubblicamente che la città dedicasse un monumento ad Amedeo Guillet, nostro illustre concittadino, scomparso centenario quasi due anni fa.
Per chi non conosce o non ricorda la sua figura, ripropongo il mio articolo del 2010, ripreso poi dai media locali:
Avevo scoperto la sua esistenza una notte di mezza estate di qualche anno fa con un documentario de La storia siamo noi, su RaiTre. Era nato nella mia città, Piacenza, il 7 febbraio 1909. Era figlio sia del nord che del sud, di genti piemontesi e capuane. La sua gioventù l’aveva donata all’Italia, iscrivendosi all’Accademia Militare di Modena, da cui uscì con i gradi di sottotenente di Cavalleria nel 1931. Veniva chiamato Cummandar as Shaitan, Comandante Diavolo, e Ahmed Abdallah al Redai, ma il suo vero nome era Amedeo Guillet.

Scriveva di lui il grande Indro Montanelli: “se, invece dell’Italia, Guillet avesse avuto alle spalle l’impero inglese, sarebbe diventato un secondo Lawrence. È invece soltanto un Generale, sia pure decorato di medaglia d’oro, che ora vive in Irlanda, perché lì può continuare ad allevare cavalli e (a quasi novant’anni) montarli. Quando cade e si rompe qualche altro osso (non ne ha più uno sano), mi telefona…”.

Lo storico Sergio Romano lo descriveva come “uno dei più audaci e spericolati ufficiali di cavalleria dell’esercito italiano in Africa Orientale. Dopo la disfatta del 1941, Guillet non volle abbandonare il Paese e divenne capo di una banda di cavalieri eritrei, etiopici e arabi, la Gazelle Force, che continuò a combattere dietro le retrovie dell’ esercito britannico. Vestiva panni arabi ed era accompagnato da una giovane donna, figlia di un capo, bella, orgogliosa, audace come un guerriero. Cominciò così una caccia alla volpe in cui la volpe sbucava improvvisamente dalla boscaglia per colpire il cacciatore e scompariva all’ orizzonte in una nuvola di polvere e sabbia. Qualche mese dopo, inseguito dagli inglesi, dovette nascondersi a Massaua. Era piccolo, asciutto, aveva i baffi, la barba corta, i capelli neri, sopracciglia folte, la carnagione piuttosto scura e parlava arabo. Non si chiamava più Guillet, ma Ahmed Abdallah al Redai. Per sopravvivere e sottrarsi alle ricerche degli inglesi fece l’ acquaiolo sino al giorno in cui, aiutato dai suoi amici indigeni, poté attraversare il Mar Rosso e trovare rifugio nello Yemen dove strinse amicizia con la famiglia regnante. Quando vi tornò, molti anni dopo, come ministro d’ Italia, l’ Imam a cui presentò le sue credenziali, lo guardò con un sorriso e gli disse: «Sei tornato a casa finalmente».” Negli anni sessanta Amedeo Guillet partecipò a Londra ad un banchetto “durante il quale il generale Savory, comandante della IV Divisione indiana, raccontò le imprese dell’ ufficiale italiano e parlò di una guerra cavalleresca «caratterizzata dallo spirito nobile dei soldati nell’adempimento del loro dovere da entrambe le parti».”
Le sue peripezie sono state raccontate in giro per il mondo. Uno dei suoi nemici, Vittorio Dan Segre, ex giovane ufficiale della Legione ebraica che prestava servizio nell’Intelligence britannico in Egitto, dopo aver rincontrato negli anni novanta Guillet a Roma ha scritto il libro La guerra privata del tenente Guillet (Corbaccio, 1993). E abbastanza recentemente un altro inglese, Sebastian O’ Kelly, ha pubblicato Amedeo. Vita, avventure e amori di Amedeo Guillet. Un eroe italiano in Africa Orientale (Rizzoli, 2002).
Guillet fu anche un precursore dell’integrazione: fondando il gruppo Bande Amhara, creò una forza multirazziale in cui etiopi, yemeniti ed eritrei furono lasciati liberi di esprimere la propria cultura all’interno del gruppo senza alcun tipo di imposizione. Il Cavaliere era infatti affascinato e spinto da rispetto verso la cultura africana, mentre gran parte dei suoi contemporanei, tanto italiani quanto inglesi o francesi, disprezzavano le popolazioni indigene.
Amedeo Guillet (Piacenza, 7 febbraio 1909 - Roma, 16 giugno 2010)

È morto a Roma il 16 giugno 2010. Il Corriere della Sera, con un bel articolo a firma di Aldo Cazzullo, ha fatto giustamente notare come Amedeo Guillet abbia dimostrato “che era possibile combattere bene la II guerra mondiale senza per questo diventare un fantoccio dei nazisti. Fino all’ultima pallottola fu al fianco dei suoi eritrei e contro gli inglesi. Poi, dopo l’armistizio, non esitò a seguire il suo re, il governo legittimo, l’ Italia libera, contro l’ invasore.”

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, lo ha ricordato come “uomo, diplomatico e politico di valore, generoso servitore del paese in guerra e in pace”. Smessa la spada Amedeo Guillet fu infatti ambasciatore nei paesi arabi, dalla Giordania al Marocco, e anche in India.
I numeri possono dare solo qualche indizio della sua vita: tre guerre alle spalle, ferito cinque volte, ventisette decorazioni e un tatuaggio incisogli da un capotribù all’altezza del cuore. Con lui se ne va l’ultimo Cavaliere eroe di guerra italiano. Un uomo che partendo da Piacenza con le sue avventure ha scritto pagine affascinanti della storia d’Italia. Un uomo che la stessa storia italiana – quella scritta – ha per troppo tempo lasciato in disparte, e a cui dovrebbe essere tributato il giusto onore almeno oggi che ha lasciato questo mondo. La sua città natale dovrebbe quindi essere in prima fila nel ricordarlo. Per queste ragioni spero che Piacenza dedichi ad Amedeo Guillet un monumento, affinché i piacentini degli anni a venire possano guardando la sua statua viaggiare con la mente all’alto Egitto, allo Yemen, al deserto, all’oceano indiano ed essere orgogliosi di un grande italiano.
Voglio oggi recuperare questa idea per rendere omaggio ad un grande uomo. 
Per quanto riguarda il suo monumento, sogno una statua equestre di un Amedeo fuggente col vento alle spalle. Il luogo a Piacenza? Quale migliore per un cavaliere se non la Cavallerizza?

martedì 1 maggio 2012

Consulenza legale gratuita ai giovani lavoratori

Idea n. 28. Si sa, il mercato del lavoro in Italia vive un dualismo che è ormai lecito chiamare "apartheid": di fronte ad una fetta di garantiti e tutelati che va via via assottigliandosi col tempo abbiamo una fascia sempre più grande di esclusi e non garantiti, di precari.
L'espressione più emblematica di questo regime la rinveniamo nel mercato del lavoro dipendente: da una parte abbiamo i contratti precari, gli stagisti, i praticanti avvocati, i nuovi professionisti che si sono inventati professioni senza riconoscimento, mentre dall'altra resiste un'"elite" di garantiti che benificiano ancora di un welfare e di regole fatte quando il paese poteva ancora permettersi il lusso di mandare in pensione le persone a 50 anni, di mantenere in vita ordini professionali dotati di regole quasi medievali e di favorire sistematicamente le grandi imprese a scapito delle piccole. Questa elite viene da tempi in cui l'italia cresceva a doppia velocità, ma è evidente che questa società oggi non c'è più. 
Oggi garantiti e non garantiti sono padri e figli, con il figlio che fa lo stagista gratuito e può sopravvivere in una grande città solo con i soldi che gli passa il padre.
A tutto ciò si aggiunge il fatto che spesso il datore di lavoro non osserva neanche quel minimo di regolazione vigente: c'è chi utilizza stage per lavori che non prevedono questa formula, c'è chi fa firmare co.co.co. ogni nuovo giorno di lavoro, c'è il mondo senza diritti delle piccole partite IVA e poi c'è addirittura chi fa lavorare i giovani gratis, convincendoli che "è tutta esperienza" e tanto basta. 
Tutto ciò non è accettabile. Per questo proporrò che il Comune si impegni in questa materia, anche se di competenza di Province e Regioni, per chiedere un coordinamento tra i vari enti. L'obiettivo è quello di dare al ragazzo in cerca di lavoro il massimo dell'attenzione possibile, in modo da non lasciarlo solo in un mondo di squali. 
Per questo penso sia un'idea utile ed intelligente che le Istituzioni forniscano consulenza legale gratuita ai giovani in cerca di lavoro o alle prese con le prime esperienze lavorative, al fine di contrastare l'ampio arbitraggio contrattuale di cui dispongono i datori di lavoro. Bisogna iniziare a dare dei "no", ma per farlo bisogna conoscere bene i propri diritti. Bisogna fare rete e lasciare chi fa lo "stronzo" senza dipendenti.  

lunedì 30 aprile 2012

Giunta pulita

Idea n. 27. Era oggi in città Fabio Granata, col quale abbiamo presentato l'ultima iniziativa di Fli: Liste Pulite
Dopo aver riassunto il contenuto delle due petizioni, il "falco" finiano ha invitato il futuro sindaco di Piacenza a formare una Giunta "pulita" prendendo ad esempio le nostre proposte.

Liste pulite: Fuori i corrotti dalla politica e dalla Pubblica Amministrazione.
Non dovranno quindi essere nominati ad incarichi pubblici quanti siano stati condannati, anche in via non definitiva, per i seguenti reati: associazione per delinquere, anche di stampo mafioso (artt. 416, 416 bis, 416 ter c.p. ), peculato (artt.314, 316, 316 ter c.p. ), malversazione ( artt. 315, 316 bis c.p. ), concussione ( art. 317 c.p. ), corruzione (artt. 318, 319 ter, 320, 322, 322 bis c.p.), turbativa degli appalti (art.353, 353 bis c.p.), frode nelle pubbliche forniture ( art. 356 c.p. ) rapina (art 628 c.p.) estorsione (art. 629 c.p.) usura (art. 644 c.p.) e traffico illecito di rifiuti.
Da parte nostra, ci sentiamo di promettere che gli eletti di Fli saranno le sentinelle della legalità in Consiglio Comunale. Non faremo sconti a nessuno.
Idea suggerita da Fabio.

domenica 29 aprile 2012

Torniamo a prenderci cura del bello

Idea n. 26. Ripropongo qui un post di Enrico, pubblicato sul gruppo Piacenza Viva:
Buonasera! Vorrei sottoporre a tutti voi questo problema. Oggi, in data 28 Aprile 2012, mi sono trovato a passare un'oretta ai bellissimi giardini Margherita.
Purtroppo quelli che dovrebbero essere dei giardini pubblici destinati alle famiglie e ai bambini sono diventati il vero e proprio centro dell'incuria e del degrado a Piacenza.
Voglio spiegarmi meglio: cercando invano una panchina per sedermi, dato che erano quasi tutte occupate da gente ubriaca e molesta, da senzatetto (abbandonati a se stessi) e da interi gruppi di persone con casse di birra e vino, ho deciso di salire su per quella piccola collina così caratteristica di quei giardini.
Beh, forse sarebbe stato meglio se non l'avessi fatto. Vetri rotti, personaggi poco raccomandabili che urinavano comodamente sulla strada, decine di bottiglie di birra vuote, mozziconi di sigarette e spazzatura erano tutto ciò che ho trovato. 
Cappelletta con busto di Giuseppe Mazzini - Com'era.
Se siete stati così pazienti nel leggere tutto questo post innanzitutto vi ringrazio. Vi chiedo anche di riflettere però su questa foto perché questa è la città in cui viviamo. Io penso che Piacenza e i piacentini meritino di più.
Cappelletta con busto di Giuseppe Mazzini - Com'è. Foto Enrico Zazzera

I problemi del quartiere Roma li conosciamo tutti. Si parla tanto in questa città del degrado dell'area e di come recuperarla alla città. Si contrappongono due concezioni estremiste: l'una di tipo poliziesco fatta di molti slogan, e l'altra di tipo assistenziale fatta di molto buonismo. 
Io credo che sia necessario percorrere una terza via: in via Roma il Comune deve tornare a far sentire la sua presenza, da una parte mediando con le comunità degli stranieri, ma dall'altra non concedendo sconti a chi sgarra, sia straniero o italiano. 
Detto questo, non possiamo permetterci di abbandonare un'area così centrale e così piena di Storia come quella di via Roma, via Alberoni, i Giardini Merluzzo e i Giardini Margherita.
Dobbiamo agire per riqualificare l'area. Si può fare in tanti modi: mettendo più telecamere, facendo presidiare l'area da più Polizia, agendo con mediatori culturali, portando i giovani a vivere l'area dando vita ad un vero e proprio "Quartiere Universitario" (mentre il Politecnico è a due passi, dovranno essere rafforzati i collegamenti con il campus della Cattolica), ma soprattutto non lasciando l'area al degrado,  curando ogni bene pubblico e punendo chi lo danneggia.
Torniamo a prenderci cura del bello. 
Idea suggerita da Enrico.